Fai attenzione a ciò che desideri perché potrebbe avverarsi

Devo fare una confessione: l’ho desiderato spesso. Non che si abbattesse un’epidemia sul mondo intero, quello no. Ma ho perso il conto delle volte in cui ho pensato “Che bello sarebbe avere la possibilità di rimanere a casa. Senza dover uscire per andare al lavoro, senza le pressioni sociali che ti costringono a fare piani per i weekend (FOMO, per gli amici)… Vorrei avere il tempo per sistemare casa, fare giardinaggio (in terrazzo), riordinare l’armadio…” 

Ecco. Alla quinta settimana di quarantena comincio ad avvertire un vago senso di colpa per questi pensieri.

Perché io alla famosa legge dell’attrazione ho cominciato a crederci, più o meno dall’anno scorso, dopo che me ne ha parlato un’amica. Ammetto che all’inizio ero scettica, molto scettica. Mi sentivo incastrata in un loop da cui non trovavo via di uscita e mi ero abituata a pensare che quello fosse il mio destino. Poi un giorno mi sono detta: “Va beh… provare non costa nulla…” 

E ho cominciato a ripetere un desiderio nella mia testa. All’inizio mi sentivo ridicola, ma con il passare dei giorni era diventato un gioco divertente. Quando mi sentivo abbattuta per la mia vita sentimentale fatta di casi umani, tornavo al mio mantra: desideravo fortemente incontrare prima della fine dell’anno un ragazzo bello, divertente, spigliato, interessante. Una persona da ammirare e che cancellasse tutte le misere esperienze della mia breve comparsata su Tinder. L’ho ripetuto nella mia testa ogni giorno per mesi, tanto da cominciare a credere che fosse davvero possibile per una volta innamorarmi di qualcuno che lo meritasse. 

Solo che c’è un concetto di fondo nella teoria dell’attrazione che forse non mi avevano spiegato nel dettaglio, o che forse io non avevo ascoltato.

Non devi solo fare attenzione a COSA desideri, ma anche a COME lo desideri. Al livello di precisione del desiderio. Perchè l’universo è attento ai dettagli e se non descrivi esattamente quello che vuoi, si concede un grado di discrezionalità che, quando si tratta della sottoscritta, non lascia presagire niente di buono. 

Infatti prima della fine del 2019 l’universo mi ha portato il ragazzo bello, interessante, divertente, dolce e premuroso. Una rarità e io l’ho capito subito, innamorandomi come una pera cotta. Peccato che l’avesse già capito qualcuna prima di me. E che io mi fossi dimenticata di specificare all’universo un dettaglio. Così il suddetto ragazzo, tra tutte le meravigliose qualità, aveva anche quella di essere fedele. Fedele e felicemente sposato. 

Quindi capite bene che, una volta compresa la gravità di questa pandemia, ho cominciato a riflettere sull’intensità del mio desiderio di staccare dalla frenesia travolgente che stava invadendo la mia esistenza. A pensare a quanto fosse primario il mio bisogno di ritrovare una dimensione più umana della vita, recuperando il tempo che sentivo sfuggirmi dalle mani a causa di un lavoro che amo ma che è allo stesso tempo fortemente pervasivo. Alla necessità di imparare a porre dei limiti. 

All’inizio, anche la quarantena mi ha travolto. Nelle prime settimane mi sono ritrovata a lavorare più di 10 ore al giorno, travolta dalla bulimia tecnologica che aveva colpito chiunque si fosse trovato a concretizzare il tanto decantato smartworking. Ero costantemente connessa, tra videoriunioni, videocaffè, videoaperitivi e videocene, e avevo l’impressione che la vita di noi milanesi non fosse cambiata di una virgola, ma fosse semplicemente traslata nell’etere. 

Ma nell’ultima settimana è cambiato qualcosa e non so ancora dire se posso prendermi il merito del cambiamento, o se le circostanze mi stanno forzatamente portando a rallentare. Il lavoro ha assunto un confine, quantomeno psicologico, e quando stacco, spengo davvero il collegamento mentale ed emotivo con tutto quello che esso rappresenta. Paradossalmente, ora che “non ho nulla da fare” il mio tempo extra lavoro ha assunto un valore inimmaginabile e fare solo cose per e con me stessa è un piacere immenso. Finalmente. 

Per essere del tutto onesta, non ho mai creduto di avere una forza mentale così vasta da far sviluppare una pandemia globale che mi insegnasse quanto sia piacevole stare con me stessa. Così come non penso che quel ragazzo sia stato portato sulla mia strada solo per colpa di un dettaglio mancante nel mio desiderio. Ma se entrambe queste esperienze mi stanno insegnando qualcosa, è che ho sufficiente forza mentale non solo per immaginare il cambiamento ma soprattutto per immaginarlo in positivo. Rubando le parole di qualcuno che ha saputo esprimerlo meglio di me (qui):

Ojalá el deseo de vivir nos haga capaces de la creatividad y la determinación para construir colectivamente el exorcismo que necesitamos.

Chissà che il desiderio di vivere non ci renda capaci della creatività e della determinazione per costruire collettivamente l’esorcismo di cui abbiamo bisogno.

PS: Nel frattempo, io continuo a desiderare tantissimo, ogni giorno, di abbracciare presto tutte le persone che amo. 

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